Fra i complessi artistici dell'Accademia spicca l'Orchestra, impegnata in un fitto calendario di concerti ed eventi. Ogni due anni il suo organico si rinnova e oltre sessanta nuovi giovani musicisti intraprendono un percorso di perfezionamento gratuito, che li porta ad affrontare i titoli più importanti del repertorio sinfonico, operistico e di balletto sotto la guida dei direttori più noti al mondo.
Per la Hall of Fame ci siamo inoltrati nella sezione fiati e abbiamo incontrato il giovane maestro Lorenzo D'Antò.
Lorenzo, come hai scoperto il Biennio di Perfezionamento per Professori d’Orchestra dell’Accademia e cosa ti ha spinto a sostenere le audizioni per partecipare?
Conoscevo il Corso per professori d’Orchestra perché è ormai un punto di riferimento per i giovani musicisti italiani. Ho deciso di provare l’audizione perché fin da bambino ho sempre sognato di far parte di una grande orchestra. Vedevo nell’Accademia una grande opportunità per crescere ed imparare questo splendido mestiere.
Qual è il ricordo più emozionante che conservi di questo periodo di studi?
Ce ne sono davvero molti ma di sicuro ricorderò sempre il mio primo concerto con l’Accademia, il 24 ottobre 2020. Prima del concerto eravamo dietro le quinte e il Sovrintendente del Teatro alla Scala, Dominique Meyer, ci ringraziò dello sforzo nonostante le difficoltà legate al lockdown, che proprio in quei giorni vedeva uno dei momenti più bui della pandemia.
La stessa notte durante il concerto fu emanato un DPCM che istituiva il coprifuoco e “la chiusura di sale teatrali, da concerto e cinematografiche, anche all'aperto”.
Prima di entrare il direttore d’orchestra, il maestro Pietro Mianiti, ci disse di divertirci perché poteva essere per un lungo periodo “l’ultimo concerto”. Lo abbiamo preso alla lettera e ancora conservo un ricordo di una forza ed emozione unica e irripetibile condivisa tra tutti i musicisti in scena quella sera.
Il Sovrintendente dopo il concerto disse al pubblico: “Dobbiamo passare questo strano momento, questo momento difficile. Questa sera, i nostri giovani musicisti ci portano un segno di speranza: ho trovato un’orchestra meravigliosa”.
Per fortuna le sue parole furono di buon auspicio e col tempo riprese completamente, tra tamponi e mascherine, l’attività artistica dell’Accademia che ci permise di esibirci nel padiglione italiano dell’Expo 2020 di Dubai in una splendida tournée negli Emirati Arabi.
E dopo l’Accademia? Oggi dove suoni?
Poco prima di finire il percorso in Accademia vinsi le mie prime audizioni nel ruolo di primo flauto in alcune delle più importanti istituzioni italiane. Iniziò un periodo itinerante in cui ho avuto il piacere di suonare con fantastici musicisti ed importanti direttori in diverse Fondazioni Lirico-sinfoniche.
Nell'ottobre 2023 ho vinto il concorso da primo flauto a tempo indeterminato nell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, in cui ho il piacere di suonare.
Raccontaci del lavoro del professore: com’è lavorare all’interno di un’Orchestra?
Essere un professore d’orchestra è un’emozione continua. La condivisione, l’ascolto e il confronto tra colleghi è fondamentale per il processo di concertazione, e questo crea un ambiente sano e basato sul rispetto reciproco.
Ognuno al tempo stesso ha modo di esprimersi in maniera personale con l’interpretazione delle frasi musicali in accordo con le indicazioni del direttore d’orchestra.
Secondo te che caratteristica e approccio bisogna avere per vivere al meglio un percorso didattico come il Biennio di perfezionamento dell’Accademia?
Sicuramente bisogna avere tanta passione e costanza per apprendere tutto quello che l’Accademia offre. Penso che sia importante sentirsi parte al 100% del progetto e viverlo a pieno per poter comprendere bene cosa significa essere parte di un’orchestra.
Soprano svizzero, allieva biennio canto
Dalla Colombia a Milano