“Plasmare un elemento potente come la luce è una grande ambizione ed un grande privilegio”.
Queste le parole di Silvia Vacca, giovane lighting designer che abbiamo incontrato per questo appuntamento della nostra rubrica dedicata alle storie di successo degli ex allievi dell’Accademia.
Silvia, hai frequentato la triennale in Scenografia e Scenotecnica. Quindi sei sempre stata molto sicura di lavorare in ambito teatrale? Cosa ti ha portato a scegliere il Corso per lighting designer dell’Accademia?
Nella mia famiglia e nelle mie amicizie non è mai stata forte e radicata la cultura del teatro e dell’opera, è stato piuttosto un amore nato in solitaria, lentamente. Quando ero piccola sentivo spesso mia nonna cantare le più famose arie di Puccini, Verdi, Rossini, ma per me era solamente musica, mai avrei potuto immaginare che tutto ciò, dentro un teatro, potesse prendere vita nelle forme e colori più disparati.
Crescendo, grazie a mio zio che lavorava per il teatro lirico di Cagliari, ebbi la possibilità di incontrare finalmente l’opera. L’attrazione fu istantanea e ricordo chiaramente che mentre stavo seduta sulla mia poltroncina, affascinata da ciò che accadeva sul palcoscenico, pensai che quello era ciò che volevo fare, il mondo nel quale avrei voluto vivere! Al tempo frequentavo il liceo artistico ad indirizzo architettura, perciò la scenografia fu la scelta più spontanea per tentare di avvicinarmi al teatro. Durante gli studi a Venezia incontrai poi la luce. Il mio docente del tempo riconobbe il mio innamoramento e mi mise in contatto con una giovane compagnia di prosa, con la quale lavoro tuttora, grazie alla quale ebbi la possibilità di maneggiare per la prima volta la materia luminosa. Fu un'esperienza fondamentale; immediatamente iniziai a cercare un corso di studi che potesse darmi gli strumenti per procedere con consapevolezza nell’approccio a questo nuovo amore. È qui che scoprii per la prima volta il corso per Lighting designer dell’Accademia della Scala e, supportata dalla mia famiglia, decisi di compiere questo importante investimento per il mio futuro.
Hai un ricordo particolarmente speciale dei tuoi anni in Accademia?
Il mio anno di corso è stato il primo post-pandemia, una vera ventata di aria fresca. Dopo mesi di restrizioni mi trovavo finalmente nel luogo in cui desideravo essere, ad imparare ciò che amavo, in compagnia di nove fantastici sconosciuti che non vedevo l’ora di conoscere. Eravamo tutti ancora cauti e straniti, ma con tanta voglia di scoprire e scoprirci. L’Accademia mi ha sicuramente insegnato tanto da un punto di vista tecnico e lavorativo, ma la cosa per la quale sono più grata sono i rapporti umani che si sono sviluppati durante il corso, sia con i colleghi che con i docen
Il corso ti ha dato la possibilità di lavorare in stage presso la Scala, come è stata questa esperienza?
L’esperienza di stage all’interno del Teatro alla Scala è stata sicuramente una delle parti più formative dell’intero percorso. Durante questo periodo ho avuto la possibilità di veder lavorare da vicino ed affiancare importanti nomi del teatro internazionale e di comprendere in prima persona i meccanismi di produzione di uno spettacolo di altissimo livello. Tutto ciò mi ha aiutato a sviluppare una visione d’insieme che mi aiuta a strutturare meglio il lavoro anche nelle produzioni più piccole.
Dopo l’Accademia hai lavorato sia in Italia che all’estero, in contesti importanti come il Rossini Opera Festival a Pesaro, il Grand Théâtre di Tours in Francia, il Salone del Mobile e il Carcano a Milano…ci racconti di come stai costruendo il tuo network lavorativo e di come stai crescendo professionalmente?
Aver studiato presso un’accademia rinomata come la Scala e aver conosciuto durante gli studi dei grandissimi professionisti del settore è stato sicuramente un importante trampolino di lancio per la mia carriera lavorativa. Un’altra grande opportunità è arrivata con la partecipazione al Guido Levi Lighting Lab, una nuova realtà che dà ogni anno la possibilità ad un giovane aspirante Lighting designer di debuttare con il proprio disegno luci all’interno del cartellone del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano. Aver partecipato ed essere stata scelta come vincitrice è stata un’imperdibile occasione per incontrare e stringere rapporti professionali e personali con persone fantastiche, con le quali continuo a lavorare, ampliando la mia rete e penetrando sempre più nel mondo non semplice del teatro. Lavorando mi rendo sempre più conto di quanto competenze tecniche e senso artistico non siano mai gli unici fattori rilevanti nell’approcciare un nuovo ambiente di lavoro, un ruolo fondamentale è svolto dal contatto umano e dalla creazione di una salda rete di relazioni.
Cosa augureresti a tutti coloro che oggi si stanno iscrivendo al test di ammissione per la prossima edizione del corso? Che approccio e caratteristiche dovrebbero avere secondo te per fare questo lavoro?
Vorrei augurare a tutti i nuovi potenziali corsisti di trovare, magari nella luce, la propria strada nella vita, incoraggiandoli a non arrendersi e a percorrere questa nuova strada con curiosità, umiltà ed entusiasmo! Penso che queste siano tre caratteristiche fondamentali per svolgere questo mestiere. Plasmare un elemento potente come la luce è una grande ambizione ed un grande privilegio, essere curiosi sperimentatori è sicuramente un requisito fondamentale; ma come dicevamo prima la bravura tecnica ed il talento artistico non sono sufficienti, occorre essere attenti ai rapporti ed alle relazioni poiché il buon teatro non è fatto da singoli individui ma da un team affiatato e funzionante.
Soprano svizzero, allieva biennio canto
Dalla Colombia a Milano