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Hall of Fame: tutta la luce di Anna Sincini

11 Novembre 2021

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Per la rubrica Hall Of Fame dedicata ai nostri ex allievi vi presentiamo oggi Anna Sincini, una giovane fotografa polacca laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Varsavia e che oggi vive e lavora a Roma.

Le abbiamo chiesto di ricordare il percorso che l'ha portata a frequentare il Corso di foto, video e new media


 

Sulle orme del padre

Mio padre è un restauratore di quadri antichi. Da piccola passavo molto tempo nel suo laboratorio per osservarlo all’opera. Così l’arte è entrata fin da subito nella mia vita e ne ha sempre fatto parte. Ero molto affascinata da questo mondo, a tal punto che decisi di voler studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Varsavia. A quel tempo utilizzavo una macchina con rullino e sviluppavo i miei scatti in camera oscura. La mia grande passione è sempre stata fotografare l’architettura, gli spazi urbani. Dopo essermi laureata ho proseguito il mio percorso di studi presso la Fryderyk Chopin Music University di Varsavia con un corso biennale in grafica multimediale dove passai alla macchina digitale.

Ho ampliato poi la mia formazione con un Master in Storia dell'Arte presso l'Università Cardinal Stefan Wyszyński.

I miei hanno sempre appoggiato ogni mia decisione. Credo sia molto importante, per un giovane, sentire il sostengo della famiglia e di chi l'ama. Tutti i giorni chiamo mio padre per condividere la nostra arte: io gli parlo dei miei ultimi scatti, mentre lui dei suoi quadri.

Abbiamo un bellissimo rapporto.

Anche mia madre mi ha sempre supportato il tutte le mie scelte. Mi ritengo molto fortunata!

 

Galeotto fu l’Erasmus in Italia

Mentre studiavo presso l’Accademia, a Varsavia, mi proposi per un’esperienza di scambio in Italia, con destinazione l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Qui conobbi Marco, oggi mio marito, che fa l’attore di teatro. Iniziammo dapprima una relazione a distanza, poiché tornata a Varsavia trovai lavoro come assistente presso una galleria d’arte contemporanea. Lui viaggiava tra l’Italia e la Polonia, a quel tempo, ma faticava ad ambientarsi poiché non parlava la mia lingua. Alla fine, abbiamo deciso di comune accordo di tornare in Italia.

 

Prima tappa: Roma

Scegliemmo di vivere a Roma, era il 2016. Io trovai subito lavoro in un laboratorio grafico, ma avevo un po’ abbandonato la mia passione per la fotografia. Fu Marco a spronarmi a continuare la formazione in questo ambito e a spingermi a cercare nuove esperienze. Così, nel 2019, scelsi il Corso di foto, video e new media dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano, dove mi trasferii una volta superate le selezioni. Marco rimase a Roma, nel frattempo.

 

Vita in Accademia, a Milano

Ho scelto di studiare presso l’Accademia di Milano perché, grazie al lavoro di mio marito, sono entrata a contatto col mondo del teatro, iniziando ad amarlo profondamente. Ero cosciente che questa mia decisione avrebbe comportato un dispendio sia economico sia energetico: Marco rimase a Roma e io cercai una sistemazione a Milano, ma ero determinata a darmi una nuova chance nella vita. Il corso è stato bellissimo, concreto e molto intenso. Ogni giorno imparavo qualcosa di nuovo e ogni lezione non era mai uguale.

I professori dell’Accademia sono tutti professionisti di grande livello, che operano nel settore da diverso tempo.

Ricordo molto bene il primo giorno in cui ci portarono al Teatro alla Scala - era la prima volta per me: un’emozione unica, capii che avevo preso la strada giusta!

Poter visitare anche il back stage di una realtà così importante è stato molto interessante per comprendere al meglio tutta la filiera produttiva e realizzativa di uno spettacolo dal vivo. Ho potuto conoscere al meglio lo "spazio teatro" e imparato come muovermi in esso. Sembra una cosa banale, ma il fotografo deve star molto attento a non far quasi percepire la sua presenza, a cogliere l’attimo giusto che regala lo scatto perfetto, senza risultare invadente nei confronti degli artisti.

 

La città come palcoscenico.  

Il corso, come già detto, ha un approccio molto pratico. Mira a formarti al meglio per svolgere questa professione, quindi alle lezioni teoriche si alternavano molto spesso esercitazioni pratiche e visite in Teatro.

Un progetto che ho amato molto è stato La città come palcoscenico, realizzato in Accademia sotto la guida di Pino Ninfa. Abbiamo ritratto alcuni componenti dell’Orchestra dell’Accademia in un contesto urbano che per l’occasione, quindi, fungeva per loro da palcoscenico a cielo aperto.  

Io ho realizzato una serie di ritratti del clarinettista Carlo Ambrosoli.  

 

La rinascita post diploma

Il periodo post diploma non è stato dei più semplici, non riuscivo a decidere cosa davvero volessi fare della mia vita, in termini lavorativi.

Sono tornata a Roma nel 2020 e non avevo ancora trovato lavoro. I teatri erano chiusi, il mondo dello spettacolo era completamente sospeso - e io con esso. Anche in questo caso devo ringraziare la mia famiglia, che mi ha spronata nuovamente a reagire. Ho ripreso in mano i miei scatti, ho lavorato al mio sito web e ai miei profili social e ho iniziato a ideare nuovi progetti tagliati su misura per gli interlocutori a cui aspiravo rivolgermi.

Ho sempre amato la luce, lo spazio urbano, le geometre dell’architettura, il design e la moda.

Ebbi così l’idea di contattare alcune case di moda e dei designer di Varsavia, che conoscevo per fama più che altro, proponendo loro dei servizi fotografici che ritraevano la città di Roma e le loro nuove collezioni. Questo progetto è vivo tutt’oggi, piace moltissimo e sono fiera di averlo potuto creare.  

Inoltre, grazie ai miei profili social, sono stata contattata per diversi servizi fotografici. In questo campo, a Roma c’è una richiesta tale da spingermi a creare un sito interamente dedicato, dividendo nettamente il mio business in due aree.

E poi, una novità: prossimamente passerò dall'altro lato della cattedra e inizierò a insegnare fotografia qui nella Capitale. Nel frattempo, continuo ad accarezzare il sogno di tornare, un giorno, in teatro.

 

L'amore per la luce

Il bianco pervade il mio lavoro...una scelta un po’ incosciente, forse, ma io non potrei mai presentare fotografie in cui  il colore preponderante fosse il nero.

La luce è positività, serenità e allo stesso tempo forza e io cerco sempre di far trasparire questi elementi attraverso i miei scatti.

 


 

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