Un mese fa, a pochissimi giorni dall’annuncio – sui suoi canali social – dell’addio al San Francisco Ballet, abbiamo avuto occasione di chiacchierare con il suo principal dancer Angelo Greco, ex allievo della scuola scaligera.
Ve la proponiamo oggi per la Hall of Fame, la rubrica dedicata agli alumni dell’Accademia, con un pensiero speciale per i ragazzi dell’ottavo anno della Scuola di Ballo che fra una settimana affronteranno il diploma finale.
Angelo, partiamo subito dalla novità: hai appena annunciato il tuo imminente passaggio allo Houston Ballet. Cosa ti ha portato a questa scelta?
Dopo 8 anni trascorsi a San Francisco, anni meravigliosi in cui sono cresciuto come persona e come artista, era arrivato il momento di partire per una nuova avventura.
San Francisco è diventata una seconda casa, un luogo ricco di amicizie e affetti profondi. Non è stata una scelta facile. Tuttavia la prima visita a Houston, nonostante il tempo avverso, si è trasformata in una rivelazione: l’energia positiva e l’accoglienza calorosa del Houston Ballet mi hanno convinto che era lì che dovevo essere, era lì che il mio cuore danzante avrebbe trovato una nuova casa.
È per lo stesso motivo che, prima, hai lasciato la Scala per San Francisco?
Il mio spirito inquieto mi spinge sempre alla ricerca di nuovi orizzonti. La decisione di lasciare la Scala era animata dalla stessa inquietudine e dal desiderio di esplorare il mondo, di imparare e crescere come artista in contesti diversi. Ero giovane e curioso, affamato di esperienze che potessero arricchire sia la mia arte sia la mia persona. San Francisco non è stata solo una nuova città, è stata una scuola di vita: mi ha insegnato la lingua, la cultura e mi ha permesso di incontrare mentori e colleghi che hanno plasmato profondamente la mia carriera.
Come la tua partner al SF, Misa Kuranaga, sempre protagonista nei tuoi post…
Misa è più di una partner di danza; è un’artista che ammiro profondamente e con cui ho condiviso esperienze indimenticabili.
Ogni volta che affrontiamo insieme balletti come Il Lago dei Cigni, Romeo e Giulietta, Giselle, scopriamo nuove sfaccettature nei nostri personaggi e nella nostra interazione, come se ogni esibizione fosse una prima volta. Questo processo di continua scoperta è ciò che rende la nostra alchimia così speciale.
Nelle tue interviste hai spesso citato Il lago dei cigni o Il corsaro come tuoi titoli preferiti, ma parliamo invece di quello che non ti piace.
C’è una coreografia che ritieni davvero mal riuscita, o un ruolo in cui hai faticato a entrare?
Così su due piedi non mi viene in mente un titolo in particolare, ma di sicuro ho visto tante cose che non mi piacciono! Sono molto classico, devo dire la verità; mi piace il rigore della danza classica, che non trovo per nulla rigida. Molti ballerini si trovano maggiormente a loro agio nella danza contemporanea, proprio perché si sentono più liberi e meno “stiff” – si direbbe qui. Per me è l’opposto. Se mi metti nel classico mi sento libero, ma se mi metti nel contemporaneo, soprattutto se mi metti per terra, non sono nel mio elemento. Tuttavia è sicuramente importante praticare entrambi gli stili, tutte le più grandi compagnie oggi giorno richiedono sempre più versatilità, quindi chiaramente mi trovo a dovermi confrontare anche con titoli non proprio nelle mie corde. Per questo prendo ogni ruolo che mi viene assegnato come una sfida.
Entri tranquillo, in scena?
Mai! L’adrenalina è sempre alta, ma ho imparato a canalizzarla in modo produttivo. Prima di entrare in scena, mi preparo con esercizi di respirazione e stretching, cercando di trasformare l’ansia in energia positiva che mi accompagna in ogni performance.
Angelo, tu sei entrato nella Scuola di Ballo scaligera all’ultimo momento, mentre stavi quasi già volando a Mosca.
Come mai all’ultimo hai cambiato idea?
Ho un ricordo molto vago di come sono andate le cose, è passato diverso tempo, ma qualsiasi cosa abbia mandato all’aria i piani è stato un segno del destino, visto che proprio dalla Scala ha poi preso il via la mia carriera.
Mi sono trovato benissimo, in Scuola di Ballo, sono stati due anni speciali: ho frequentato il settimo e ottavo corso, chiudendo la formazione scolastica. Voglio precisare “scolastica”, perché in questa professione non si finisce mai di essere allievi. Siamo giudicati costantemente e abbiamo sempre, ogni giorno, correzioni su cui lavorare. Felipe Diaz, che è stato mio coach negli ultimi quattro anni a San Francisco e mi ha seguito per tutti i miei ruoli, mi ha ripetuto le stesse cose tante e tante volte. Un atleta ha proprio bisogno di questo, della ripetizione continua e di un occhio esterno che vede errori e imperfezioni che a noi stessi sfuggono.
Negli anni di formazione hai mai subito pregiudizi per essere un ballerino classico?
Non credo proprio di esserne mai stato oggetto, e se anche ce ne fossero stati non me ne sarei accorto: la danza mi appassiona ed è sempre stato tutto, per me, e non mi interessa molto il giudizio degli altri.
Ricordo molto bene quando mia mamma mi ha portato alla mia primissima lezione, di danza moderna. Dopo dieci minuti , le chiesi di potermene andare perché non mi piaceva affatto! Quindi lei, una settimana dopo, mi ha portato a fare una lezione di danza classica con quella che è stata la mia prima insegnante, Emanuela Mussini. Ero l’unico maschietto in mezzo a molte bambine e ho trovato la danza classica stupenda. Ci sono proprio “nato dentro“ e non ho alcuna paura dei giudizi negativi che, comunque otterrebbero solo l’effetto di spronarmi di più.
Succede la stessa cosa quando lavoro: più mi criticano e più io mi impegno e cerco di fare meglio.
Angelo, nel tuo cassetto c’è un sogno ancora da realizzare?
Ce ne sono tanti, certo; è importante averne. Ma non è nulla di veramente preciso, definito: non è il nome di un singolo ruolo da interpretare o di una sala in cui ballare. Mi piace mantenere un punto bianco in mezzo al quadro, un certo grado di indistinto che mi dia la possibilità di cambiare tutto quello che ho in tavola, stravolgere il gioco.
Magari, fra una decina di anni, non mi muoverò più nel mondo della danza – chi lo sa! Io lascio sempre tutte le porte della vita aperte, pronto a giocare.
Foto header © Alexander Reneff-Olson @sashaarro
In articolo:
Angelo Greco e Misa Kuranaga in “The Nutcracker” foto © Fritz Olenberger
Angelo Greco e Misa Kuranaga foto © Randall Hobbet @rdhobbet
Angelo Greco foto © Alexander Reneff-Olson @sashaarro